Ebbene si sto parlando di Tinder, sicuramente la conoscerai, non sto dicendo che la usi ma che la conosci ne sono sicura.
Come sai è l’app di dating più famosa al mondo vediamo i suoi numeri
- 50 milioni di iscritti
- 750 mila in Italia
- 5 milioni e 200 mila pagano gli abbonamenti
Un gruppo di startupper tra cui Whitney Wolfe lancia nel 2012 l’app di dating

Ma perché è cosi importante citare il fatto che ci fosse una donna all’interno del team?
Perché Tinder è stata la prima app di incontri a lasciare il potere decisionale alle donne e questo non è di certo un caso.
Se sai come funziona saprai che l’app funziona attraverso il match. Questo vuol dire che non si può scrivere ad utenti a caso ma che per autorizzare la chat bisogna che entrambi gli utenti debbano esplicitare il loro apprezzamento per l’altro attraverso un cuore di colore verde che indica appunto un giudizio positivo nei confronti dell’utente segnalato.
Questo piccolo particolare ha differenziato Tinder dalle altre app di incontri in cui le donne venivano sommerse di messaggi indesiderati e spesso fastidiosi. In questo caso sono loro a decidere chi può o chi non può scrivergli.
Ma non è tutto oro quel che luccica.
Qualcosa nella vita di Tinder è andato storto, ti sto per raccontare un episodio che ha dell’assurdo. Sembra quasi di trovarsi davanti al cerchio dei golosi dell’inferno di Dante con la legge del contrappasso.
Whitney Wholfe denuncia per molestie uno dei due soci fondatori di Tinder, Justin Mateen. Costretta a lasciare la società, il tutto sotto lo sguardo compiacente di Sean Rad, l’allora Ceo di Tinder. Mateen le avrebbe addirittura detto che “è da troia” essere fondatrice di una app per appuntamenti come Tinder
Come se non bastasse, si unisce l’odio degli utenti della rete, che le inviano messaggi offensivi, a seguito della la sua scelta coraggiosa di urlare al mondo il maschilismo dell’intera Silicon Valley. Il caso giudiziario è stato molto seguito, e si è concluso con un accordo che ha assegnato alla Wolfe 1 milione di dollari e percentuali in Tinder.

Nonostante questo e nonostante i suoi 24 anni, Whitney Wolfe non si da per vinta e da questa esperienza è nato Bumble, che funziona infatti proprio come Tinder con la differenza che devono essere le donne a fare il primo passo, ad inviare un primo messaggio all’utente a cui sono interessate. Hanno solo 24 ore per farlo da quando hanno trovato il “match” giusto, altrimenti la possibilità di entrare in contatto con quella persona svanisce.
“L’idea che siano gli uomini sempre a dover fare il primo passo è antiquata – ha detto la Wolfe in una intervista a Inversion & Finanzas – è assurdo che possiamo girare il mondo da sole, fondare le nostre società, ma se mandiamo noi un messaggio a un uomo facendo il primo passo sta male”.
Quindi un’ app “femminista” a tutti gli effetti.
È molto interessante vedere il percorso di Whitney Wolfe soprattutto per l’ideazione di Tinder. Tinder aveva messo le persone davanti ad un problema che ancora non era stato posto. Ha dato la soluzione con il match e questo è potuto avvenire solo attraverso la presenza di una donna; che si è basata sulla sua esperienza personale con le app di dating.
Se mettiamo il nostro background e le nostre esperienze di vita in tutte le cose che facciamo possiamo fare delle rivoluzioni!